Rifiuti: il sindaco di Ostra sulla riconversione dell’impianto di Corinaldo, ‘Costi ingiustificabili’

Fonte: viveresenigallia.it

In un momento storico, come quello che stiamo vivendo, dominato dalla grave crisi economica che ci attanaglia, gli amministratori locali debbono prestare massima attenzione alle spese sostenute dai Comuni, per evitare di non vessare inutilmente i cittadini.

Oggi più che mai chi governa un Ente deve gestire con grande oculatezza, centellinando le risorse disponibili, il bilancio, evitando così gli sprechi. In realtà, ho la netta sensazione che non tutti abbiano questa coscienza, e che, specie nelle decisioni che coinvolgono varie istituzioni, si possa correre il rischio di dissipare risorse vitali per i nostri centri. Un caso emblematico in tal senso, che ci sta occupando in questi giorni, è quello dei rifiuti e degli impianti pubblici di trasformazione.

Senza tediare il lettore, con dati normativi, ricordo che la Comunità Europea ha stabilito, con la direttiva nr. 1999/31/CE, che rifiuti indifferenziati (vale a dire quelli che quotidianamente mettiamo nei nostri contenitori grigi) possono essere conferiti in discarica solo dopo un trattamento di tipo, fisico o chimico o termico o biologico o di cernita. Questa norma è stata recepita dal nostro paese già nel 2003 (D.lgs 36/2003), allorquando lo Stato ha concesso agli Enti territoriali un termine di dieci anni (fino a dicembre 2013) per conformarsi alla normativa in questione ed individuare sul proprio territorio questi impianti di trattamento, prevedendo in caso di mancato rispetto del termine una serie di sanzioni che ovviamente ricadranno sui cittadini.

La Provincia di Ancona, nel 2011 ha emanato un atto di indirizzo che ha individuato due siti di trasformazione, che come si legge testualmente dall’atto sono: l’ “impianto per il trattamento della frazione organica a Corinaldo per tutto l’ATO (già attivo e da implementare attraverso fondi FAS)” e l’ “impianto per il trattamento della frazione residuale non riciclabile e di quella da raccolta differenziata da valorizzare, con linea per recupero, a Maiolati Spontini (già approvato il progetto per l’impianto relativo alla frazione residuale non riciclabile)”. E’ sufficiente fare una piccola ricerca in internet e scoprire che l’impianto di trattamento dell’organico di Corinaldo è stato inaugurato (con grande risalto sui giornali e con dichiarazioni trionfalistiche dei politici locali di turno “Vedi Video sotto”) nell’ottobre 2008 dall’allora Presidente, oggi Commissario della Provincia di Ancona, Patrizia Casagrande ed è entrato in funzione nel 2009.

L’impianto è di proprietà della CIR 33 servizi srl, una società a completo capitale pubblico di cui sono soci tutti i Comuni della Valle del Misa e dell’Esino ed è costato € 8.529.530,09, denaro pubblico (fondi statali, regionali, provinciali e dei singoli comuni) dei cittadini. Nel frattempo sono stati spesi soldi pubblici anche per l’impianto di Maiolati Spontini: è stata acquisita da quel Comune un’area al costo di € 400.000,00 e sono stati spesi € 100.000,00 per il progetto preliminare del nuovo impianto. Sembrava che tutto procedesse per il verso tracciato, ma ad un tratto, nel mese di giugno scorso, il Commissario della Provincia di Ancona, Patrizia Casagrande, ha convocato tutti i Sindaci della Provincia e ha proposto di cambiare la strategia assunta.

Nei documenti che ci sono stati illustrati, dallo stesso Direttore dell’impianto di Corinaldo, ing. Bartolacci (che solo alcuni mesi prima aveva rilasciato interviste a televisioni locali attestando l’efficienza della struttura), veniva affermato che quello di Corinaldo presenta “difficoltà gestionali dovute ad una tecnologia obsoleta di stabilizzazione aerobica della sostanza organica”. La sorpresa, almeno in chi scrive ed altri colleghi Sindaci, fu enorme: come si può definire obsoleto un impianto costato oltre 8 milioni di euro alla collettività ed inaugurato appena quattro anni fa?

Il direttore corresse il tiro, e come spesso capita, quando si hanno poche argomentazioni, si rifugiò in un termine inglese, affermando che l’impianto aveva bisogno di un semplice rewamping, che lo convertisse da impianto di trasformazione dell’umido ad impianto di trasformazione del secco. In realtà il rewamping non è mai un intervento semplice, è un termine usato nel linguaggio ferroviario che implica un’operazione radicale e molto costosa dei mezzi, non spesso utilizzata, perché rispetto ad essa è più conveniente l’acquisto di una nuova struttura.

Così è anche nel nostro caso: il progetto di rewamping dell’impianto di Corinaldo costa (senza imprevisti) alla collettività ulteriori 5.250.000,00 euro, cui vanno ovviamente aggiunti gli otto e mezzo già spesi per la sua realizzazione, appena quattro anni fa In sintesi, l’opera così riconvertita costerebbe alla collettività quasi 14 milioni di euro! A questi dovremmo, poi, aggiungere l’ulteriore mezzo milione di euro, speso per il progetto dell’impianto di trasformazione del secco di Maiolati Spontini, che si intende abbandonare. In sintesi anziché due impianti (uno per l’organico ed uno per l’indifferenziato) avremmo un solo impianto per l’indifferenziato, con un costo di oltre 14 milioni di euro di denaro pubblico, e la necessità di dover affrontare ulteriori ed onerosi costi per il trattamento dell’organico dato che l’impianto di Corinaldo non li tratterà più!

Ma le perplessità non finiscono qui: la direttiva europea, recepita dall’Italia con il D.lgs 36/2003, impone la progressiva riduzione della raccolta di indifferenziato a favore della raccolta differenziata entro il 2018, per questo è giocoforza ritenere che il nuovo impianto di Corinaldo, tra appena quattro anni (vale a dire, se va bene, dopo circa tre anni in cui sarà a regime) risulterà sovradimensionato e dovrà subire un nuovo rewamping, per tornare (come candidamente è stato ribadito dai tecnici in quella riunione) ad essere un impianto di trasformazione dell’organico, con una ulteriore costosa spesa!

Questa proposta, per fortuna della collettività, è stata bocciata nell’assemblea dell’ATA, tenutasi a Monsano il 19 luglio scorso, con il voto contrario dei Comuni di Ancona, Falconara, Jesi, S. Maria Nuova, Sirolo ed ovviamente, il mio per il Comune di Ostra. La decisione ha creato grande disappunto, come si legge dai verbali dell’assemblea, del Commissario della Provincia di Ancona, Patrizia Casagrande e di alcuni esponenti locali, quali il vicesindaco di Senigallia Maurizio Memè.

Nel mio territorio, avevo fatto in tempo a promuovere un paio di incontri sul tema, per rendere edotta la cittadinanza del problema, ma a seguito della bocciatura del progetto avevo ritenuto che il non ve ne fosse più bisogno visto che lo ritenevo definitivamente abbandonato. Ma mi sbagliavo: un paio di giorni fa mi è giunta la convocazione per domani pomeriggio 9 settembre, dell’Assemblea Territoriale d’Ambito l’organismo, di recente composizione, cui compete la pianificazione e gestione dei servizi di gestione integrata dei rifiuti urbani.

Con grande sorpresa ho letto che uno dei punti in discussione è quello già votato nella scorsa riunione descritto in modo laconico con l’espressione “valutazione delle diverse soluzioni impiantistiche”, ed ho riscontrato che non è stata ad oggi inviata alcuna ulteriore documentazione che possa giustificare il riesame dell’argomento. Tale circostanza assieme al fatto che la vicenda continui ad essere trattata senza che nulli trapeli fuori dall’ambito istituzionale, mi fa temere che domani potremmo avere sorprese e si verificherà un colpo di mano.

Mi auguro che prima di assumere una simile decisione tutte le comunità interessate possano valutare la vicenda, e soprattutto si possano approfondire i costi dell’operazione, proprio per evitare una costosa operazione il cui onere ricadrà, come sempre, sulle tasche dei cittadini, e dichiaro pubblicamente, come farò domani sera, che, nel caso in cui ci fossero delle forzature, intraprenderò tutti i provvedimenti conseguenti.

da Massimo Olivetti
sindaco di Ostra

Biogas: inquinato anche il mare. Spiaggia vietata a Civitanova Marche e Porto Sant’Elpidio

Biogassisti senza pudore “è il risciaquo dell’insalata”. Intanto per la loro avidità il mare e inquinato e il turismo ha dei danni. Pagheranno?

Fonte: sgonfiailbiogas.blogspot.it

(08.0813) Civitanova Marche – Allarme inquinamento a Civitanova Marche. Bagni vietati sul lungomare sud. Una marea nera alla foce del fiume Chienti. Il digestato dei biogassisti Ambruosi & Biscardi  di Bivio Cascinare  è finito nel fiume Chienti e quindi in mare, è allarme a Civitanova Marche e porto Sant’Elpidio. I biogassisti serafici dichiarano che non c’è alcun pericolo perché sarebbe acqua di risciacquo dell’insalata.
Però dopo che l’Arpam ha effettuato dei prelievi d’acqua in serata il sindaco di Civitanova ha disposto il divieto di balneazione su tutto il lungomare sud. La macchia scura è apparsa alle 15 alla foce del fiume Chienti ed è stato subito dato l’allarme con l’arrivo sul posto dei vigili del fuoco.
È stata quindi a allertata la forestale e l’Arpam. Quest’ultima ha confermato che si tratta dello scarico del digestato proveniente dalla produzione di biogas. Non si tratta di un piccolo inquinamento ma di un episodio che può causare problemi agli organismi acquatici e ai bagnanti. Potrebbe esserci un rischio sia chimico che batteriologico ma per questo è ovvio che bisogna attendere i risultati delle analisi di laboratorio.
L’Arpam consiglia di estendere il divieto di balneazione oltre quanto già disposto dal sindaco di Civitanova in via cautelare. Il biogassista Marziano Ambruosi ha dichiarato poi che si è rotto il tubo dove passa il digestato per la fertile irrigazione ovvero il digestato miscelato con acqua. . Dimostrando una notevole faccia tosta il biogassista sostiene che non ci sono rischi perché la biomassa che viene utilizzata nel digestore è costituita da innocenti scarti di insalata e ortaggi. Non ci sono liquami né – bontà sua – prodotti chimici. Checché ne pensi il biogassista il digestato è la cacca del digestore, un liquame di per sé risultato delle fermentazioni di una grande e non ancora conosciuta varietà di microrganismi. Quanto a sostenere che non vi è inquinamento chimico dimostra solo la spregiudicatezza o l’ignoranza o tutt’e due le cose insieme de biogassisti. Se viene usato per la fertile irrigazione in digestato dovrà ben contenere ammoniaca in quantità. Quanto faccia bene agli organismi acquatici è noto.
E pensare che gli “ambientalisti” (di regime) sostengono che il biogas fa bene all’ambiente.
Una menzogna e un atteggiamento vomitevoli perché con il biogas si arricchiscono anche loro.

Postato il 08/08/2013 da

Assemblea Biogas ore 21.30, contro lo sperepero di denaro Pubblico!

Volantino_30_Luglio

Carissimi amici, come sapete domani sera  Martedì 30 alle ore 21.30, al Circolo delle Casine si svolgerà la nostra Assemblea sulla Centrale Biogas che sorgerà nella zona ZIPA a confine tra Casine e Passo Ripe. Credevamo di saperne abbastanza sulla situazione e di aver capito le dinamiche che hanno portato gli Enti preposti ad Autorizzare questo Bioscempio, invece dobbiamo ricrederci,  è proprio vero che non c’è mai fine al peggio. Siamo venuti a conoscenza proprio questa sera che, guarda caso, verrà convertito l’impianto di compostaggio di Corinaldo ad impianto di smaltimento dell’indifferenziato, con la scusa che “Puzza”. L’impianto costato ai contribuenti Italiani 9 milioni di euro e di proprietà del Cir 33 (unione di 33 Comuni) inaugurato nel 2008, verrà svenduto per circa 700.000 euro a tutti i comuni della provincia di Ancona, ovviamente la differenza sarà di nuovo a carico dei contribuenti e con ogni probabilità verrà addebitata sulla TARES. Inoltre cosi facendo si verrà a creare un deficit per la Provincia di Ancona per quanto riguarda lo smaltimento dei Rifiuti Organici e si spiana la strada ad imprenditori privati che si propongono come soluzione al problema, ovvero l’incompetenza della Politica, l’incapacità degli Ingegneri che hanno progettato l’impianto di Corinaldo e che hanno redatto la valutazione di impatto ambientale. Se vi fate un giro su internet  cercando “inaugurazione impianto compostaggio Corinaldo” sentirete dalle stesse persone tessere le stesse lodi di chi oggi cerca di farci digerire questo impianto, pensate che solo nell’Aprile 2012 il presidente del Cir33 e l’ingegnere  responsabile dell’impianto dichiarava che l’impianto “è un esempio da seguire”, come potete vedere nel video  citato sotto:

http://www.youtube.com/watch?v=N4wkhwsMU6Y

E’ ora che iniziamo a chiedere il conto a tutti questi politici arroganti, è ora di mandare a casa questi ingegneri e funzionari incompetenti che sperperano soldi pubblici e soprattutto,  è ora che ognuno di noi cittadini riscopriamo i nostri diritti e doveri, è ora che anche noi facciamo la nostra parte.

Domani sera non mancate, non fatelo per noi,  fatelo per il futuro dei vostri cari.

Volantino-Mappa-Comitato2

Assemblea Pubblica Centrale Biogas ZIPA di Ostra

Carissimi amici abbiamo bisogno del vostro aiuto, il 30 luglio il Comitato ha organizzato un’assemblea Pubblica presso il nuovo Circolo delle Casine, vi chiedo cortesemente di aiutarmi a diffondere l’evento sul web e se qualcuno e’ disponibile anche a fare del volantinaggio dobbiamo arrivare a quanta piu’ gente possibile.
Se il Comitato e forte ci sono buone possibilità che a livello politico qualcuno torni sulle proprie decisioni, al contrario se ha poca partecipazione ci rimane solo il Tar e poco altro.

Confido nel vostro aiuto e spero di vedervi numerosi.

Grazie

Volantino_30_Luglio

CENTRALE BIOGAS A CAMERATA PICENA, VINCE IL COMITATO.

Il Tar contro l’autorizzazione regionale all’impianto

Fonte: etvmarche.it

CAMERATA PICENA – Il Tar delle Marche dà ragione al comitato “Camerata Ambiente e Territorio” contro la realizzazione della centrale a biogas nel territorio comunale. E’ di oggi la sentenza che decreta l’annullamento del provvedimento della Regione Marche con il quale, nel giugno 2012, era stato autorizzato l’impianto della Ditta Sviluppo Agroalimentari Italia 2007. “E’ una sentenza in qualche modo storica – dice il comitato dei cittadini- che trova le sue fondamentali motivazioni nel recente pronunciamento della Corte Costituzionale sull’illegittimità della Legge Regionale n. 3 sulla valutazione di impatto ambientale. E’ una sentenza che ora va attentamente studiata e valutata ma che viene ed è anche il frutto, di oltre un anno di battaglie che il Comitato di cittadini e il Comune di Camerata Picena insieme a tante altre amministrazioni e comitati e cittadini spontanei hanno condotto in primo luogo nei confronti della tracotanza della Regione Marche.Essa conferma la giustezza delle motivazioni che indussero in più occasioni lo stesso Consiglio regionale a chiedere alla giunta una moratoria e una rivisitazione , mai concesse, delle autorizzazioni rilasciate. E’, di fatto, uno schiaffo all’arroganza del Presidente Spacca e delle sua giunta. Chi non ricorda le parole pronunciate proprio da Spacca a Fabriano di fronte a decine di rappresentanti dei comitati “Le centrali a biogas ve le tenete”! Il pronunciamento del Tar sulla centrale di Camerata è anche elemento utile e un contributo ai lavori della Commissione di Inchiesta Regionale sulle vicende biogas recentemente insediata. Ora la sentenza va immediatamente applicata, spetta alle competenti strutture e uffici regionali adottare e rapidamente i provvedimenti conseguenti. Che a nessuno vengano in mente “vie di fuga” e “ciambelle di salvataggio” .L’impianto biogas di Camerata Picena va immediatamente fatto smantellare e vanno immediatamente ripristinate le caratteristiche paesaggistiche e agricole dell’area.Il Comitato, i cittadini vigileranno perché questo avvenga”.

Audizione dei Comitati in Rete da parte della commissione d’inchiesta Regionale sul Biogas

Martedi 26 Giugno u.s., la delegazione dei Comitatinrete del settore biogas-biomasse è stata ricevuta in audizione dalla Commissione d’inchiesta, costituita dal Consiglio Regionale delle Marche per l’approfondimento delle tematiche scaturite dalla questione del biogas-biomasse ed eolico.
La delegazione era composta dai Comitati di Fano, Montefelcino, Ostra, Matelica, Petriolo, Corridonia, Recanati e Monteprandone ed era rappresentativa dei Comitati di Urbino, Cartoceto ed Apiro, impossibilitati ad intervenire. Completavano la delegazione Adriano Mei, per il coordinamento, e l’avv. Raffaella Mazzi, consulente legale del Coordinamento e patrocinante legale dei Comitati biogas-biomasse.
Alla commissione tutti i comitati presenti hanno singolarmente esposto le contraddizioni, i ritardi, la mancanza del rispetto dei diritti dei cittadini e delle competenze dei Sindaci rilevati in tutto il percorso procedurale ed addebitabili non solo agli incaricati della conduzione dei procedimenti, ma anche del responsabile del settore ambiente della Regione che, benché informato, ha sempre avallato l’operato dei suoi subordinati.

Particolarmente significativo l’intervento accorato dell’enologo Potentini, di Matelica, che ha posto alla Commissione i drammatici effetti negativi degli impianti a biogas sull’agricoltura, ed in specie su quella di qualità, anche in ordine a fattori come la quantità di terreni necessari alle colture dedicate, la lievitazione dei prezzi dei terreni, la necessita’ di smaltimento del digestato.

Adriano Mei ha richiamato l’attenzione dei Commissari sulla alla necessità di procedere alla revoca di tutte le autorizzazioni rilasciate, precisando che, per quelle gestite dai Comitatinrete, tre sono di fatto risolte (Cartoceto, Urbino e Recanati, per quest’ultima manca solo la firma), per cinque non sono iniziati i lavori (Fano 1 e 2, Montefelcino, Petriolo ed Ostra), tre sono in fase terminale di costruzione (Matelica, Corridonia e Monteprandone), una è attiva (Apiro). I Comitatinrete sono convinti di riuscire a vincere tutte le vertenze, ma auspicano un intervento della Regione per la revoca, onde non aggravare ulteriormente le spese a carico di cittadini ed Enti.

Ha concluso l’avv. Mazzi, ricordando le dinamiche unitarie dei procedimenti (non rispetto delle tutele sia ambientali che attinenti i diritti, non corrispondenza dei verbali all’andamento delle sedute, sistematica ignoranza delle competenze dei sindaci in tema di salute e sanità, definizione delle fidejussioni senza asseveramento e senza un principio unitario, infrazione delle normative europee sancita peraltro dalla stessa sentenza della Corte Costituzionale, incongruenze nella gestione del digestato etc.). Ma la cosa più grave, ha proseguito l’avv. Mazzi, è che il comportamento della Regione Marche è sanzionabile dalla Unione Europea per manifeste e ripetute infrazioni alle normative. Da qui l’auspicio a chiudere questo vulnus con la revoca delle autorizzazioni rilasciate.

I Commissari hanno posto molte domande, puntualmente soddisfatte, ed hanno visionato la documentazione cartacea, fotografica e topografica presentata dai Comitati a supporto della loro argomentazioni.
Alla richiesta della documentazione, abbiamo risposto che non tarderemo a consegnarla dopo averla completata.
Da ultimo la delegazione ha proposto alla Commissione di recarsi in Val di Chienti per constatare direttamente gli effetti degli sversamenti di due centrali e per ascoltare i Sindaci ed i cittadini del territorio colpito.
Il Presidente Massi, nel congedarci, ha espresso il suo pare favorevole a quest’ultima richiesta, da validare in sede di Commissione, e ci ha ringraziato per la mole di documentazione esibita, preziosa per la Commissione.

Comitatinrete – http://www.comitatinrete.it

Centrali a biogas: la Corte Costituzionale dichiara incostituzionale la Legge nr. 3

ROMA – Si attendeva un pronunciamento già da febbraio, oggi i Comitati in Rete informano che la Corte Costituzionale, con sentenza nr. 93 del 20.05.2013, ha dichiarato “l’illegittimità costituzionale degli allegati A1, A2, B1 e B2 alla legge della Regione Marche 26 marzo 2012, n. 3 (Disciplina regionale della valutazione di impatto ambientale – VIA), nel loro complesso, nella parte in cui, nell’individuare i criteri per identificare i progetti da sottoporre a VIA regionale o provinciale ed a verifica di assoggettabilità regionale o provinciale, non prevedono che si debba tener conto, caso per caso, di tutti i criteri indicati nell’Allegato III alla direttiva 13 dicembre 2011, n. 2011/92/UE (Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la valutazione dell’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati – codificazione), come prescritto dall’articolo 4, paragrafo 3, della medesima.

“Dunque, abbiamo sempre avuto ragione – dicono i rappresentanti dei Comitati – la L.R. Marche nr. 3/2012 è incostituzionale e l’esclusione dei progetti dalla procedura di V.I.A. da parte della Regione ha comportato violazione della normativa europea.

Di conseguenza chidiamo la revoca immediata di tutte le autorizzazioni rilasciate, con riserva di azione di risarcimento dei danni e di adire la Magistratura contabile per gli aspetti di propria competenza”.

Fonte: ilmetauro.it

Centrale a biomasse a Galliera, nel bolognese: il Tar del Lazio annulla l’autorizzazione

Fonte: ilmanifestobologna.it

Il TAR del Lazio ha annullato l’autorizzazione unica a costruire la centrale a biomassa proposta nel comune di Galliera. A questo punto la guerra fra la BG Galliera, la parte proponente, amministrazione comunale e comitati cittadini è veramente giunta al capolinea. Lo scontro è durato tre anni. Tre anni in cui sono stati sperimentati praticamente tutti i passaggi legali che il caso ha richiesto. Chi sono i vincitori? Sembrerebbe proprio i cittadini, rappresentati dal comitato contro la centrale e dal Comitato Territorio e Vita e dal suo presidente, l’avvocato Marzia Calzoni.

Il paradosso di tutta la faccenda, è che parte della responsabilità di tale esito va proprio a chi la centrale la voleva costruire: è stata proprio la BG Galliera a interpellare il TAR del Lazio (a dire il vero quasi inspiegabilmente) richiedendo la sospensione d’urgenza delle prescrizioni poste dal Comune di Galliera e la Provincia di Bologna per poter avviare la costruzione della centrale (prescrizioni che riguardavano sostanzialmente interventi sulla viabilità). Invece, quello che ai cittadini ed ai comitati poteva sembrare un atto di forza è diventato un boomerang.

Di fatto, il TAR ha accolto il ricorso della BG, ma annullato l’autorizzazione. Spiega l’avvocato Calzoni:

Il Tar del Lazio, nel riconoscere illegittime le prescrizioni stabilite dalla Provincia e dal Comune, ha annullato l’autorizzazione nei predetti limiti, ravvisando l’esigenza che si provveda all’integrale rinnovazione del procedimento. Se da un lato ha ritenuto meritevole di accoglimento il ricorso della BG Galliera, dall’altro, vista l’unicità del procedimento ed il fatto che, nel caso di Galliera, l’intesa dei partecipanti alla conferenza si è fondata sulle 19 condizioni cui è stato vincolato il rilascio dell’autorizzazione, ha stabilito che si rinnovi l’intero procedimento.

Prescrizioni si, autorizzazione no. Perché? Perché, spiega sempre la stessa Calzoni:

La legge statale vieta tassativamente l’imposizione di prescrizioni. La legge dello stato ammette solo accordi che prevedono misure di compensazione e riequilibrio ambientale, nel senso che il pregiudizio subito dall’ambiente per l’impatto dell’impianto, viene compensato dall’impegno ad una riduzione delle emissioni inquinanti da parte dell’operatore economico proponente. Questo non è il caso di Galliera.

Dopo questa sentenza, pur rimando la possibilità di aprire un nuovo procedimento, gli esiti di costruzione della centrale sembrano seriamente compromessi. Basti pensare che i tempi richiesti dalla procedura non basterebbero a realizzarne una nuova entro il 2013 per poter usufruire degli incentivi. Ma a uscire bastonate da questa sentenza sono proprio il Comune di Galliera e la Provincia di Bologna che rispetto alle prescrizioni hanno adottato due prospettive contraddittorie tra loro, rendendo equivoco l’accordo tra le parti (il Comune riteneva legittime le prescrizioni, la Provincia no).

L’inizio della battaglia durata tre anni, comincia nel 2010, quando il gruppo di minoranza del Comune facente capo a Diego Baccilieri, e la parte dissidente della maggioranza amministrativa (targata PD), guidata da Maurizio Lodi, obbligano l’amministrazione a fare una pubblica assemblea per presentare il progetto. Da quel momento sono cominciati i contrasti tra comitati cittadini e un’amministrazione comunale che, come ha spiegato lo stesso Baccilieri, ha sempre mantenuto una posizione ambigua rispetto al proprio assenso o dissenso relativamente al progetto. Alla fine dei conti la faccenda è arrivata davanti alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e la centrale è stata autorizzata. Dopo l’approvazione però il Comune ha deciso di porre le famose prescrizioni. Il resto ormai è storia nota.